La collezione

La collezione delle opere di Gianluigi Giudici consta di oltre 300 opere: calchi in gesso, bronzi fusi con la tecnica a cera persa e sculture collocate prevalentemente in Italia, Svizzera ed Austria. Sono archiviati anche interessanti studi grafici di ricerca: schizzi, disegni, bozzetti che hanno generato le realizzazioni delle sculture nel corso degli anni.

I ceselli risalgono agli anni ’50 e ’60 quando Giudici ha iniziato la sua attività di artista presso lo studio dello scultore comasco Pietro Tavani; alcuni pannelli in rame sbalzato sono rappresentativi dei lavori che si trovano in numerose chiese del Canton Ticino. I calchi in gesso presenti nella collezione costituiscono il percorso artistico dello scultore a partire dagli esordi, quali l’Autoritratto del ’53 e Nudo di donna del ‘55. Degli anni ’60 molte sono le opere presenti in chiese e luoghi di culto, come il bozzetto del tabernacolo della Cappella della Buona Stampa di Lugano e il San Francesco e il San Cristoforo del ‘62, segnalati alla V Biennale d’Arte Sacra Contemporanea di Bologna, per l’intenso spiritualismo.

La straordinaria forza espressiva che Giudici conferiva alle sue opere è qui presente nell’importante Via Crucis e nella Madonna con Bambino assegnate dal direttore dell’Accademia di Belle Arti di Vienna, l’architetto Kosak, per una moderna chiesa da lui ideata in una zona residenziale della città; così come la Madonna con Bambino (1966) realizzata per la chiesa di Bulgarograsso. Sempre degli anni ’60 sono alcuni ritratti che riescono a sprigionare la luce interiore dei personaggi, l’Attesa che rappresenta l’incanto di un evento famigliare, Adamo ed Eva (1967), presentate e segnalate al VII Concorso Internazionale del Bronzetto di Padova, figure che tendono a disgregarsi e preludono al Colloquio del ’68. Quest’opera è la prima che si libera dell’appartenenza al reale; segue “Figure” del ’69.

Agli anni ’70 risalgono altre sculture di carattere mentale che traggono suggestioni da un’organicità vibrante: Struttura orizzontale (1970), Abbraccio (1971), Struttura variabile (1972), Cattedrale (1973), Dinamica spaziale (1974), Struttura idrodinamica (1976), Mutazione organica (1977). L’opera Le Furie infernali, esposta alla Biennale Internazionale del Bronzetto Dantesco di Ravenna nel 1975, è trattata con una modernità originale. Dello stesso anno è la Discesa degli Angeli.

Del 1971 è l’altorilievo Il Passaggio del Mar Rosso; alla metà degli anni ‘70 appartengono i due altari di Argegno e Vacallo. L’ambone di Vacallo è tra le prime opere che applicano coraggiosamente i canoni della nuova riforma liturgica. La Risurrezione della figlia di Giairo appartiene allo stesso periodo.

Alcune opere di grandi dimensioni degli anni ’80 e ’90 assumono toni più ampi nella composizione astratta in cui l’artista si esprime con una maggiore libertà: Elevazione (1981) collocata nel Comune di Mozzate (Como), Organismo idrodinamico (1980), Struttura in ascesa (1983), Strutture totemiche (1985), Struttura cilindrica (1991), La città vigilata (1993), Accumulazione (1999) collocata presso il Palazzo Comunale di Olgiate Comasco (Co). La Croce del 1984 è rappresentata con un linguaggio di ricerca astratta mentale e insieme spirituale. Fanno parte della collezione: il gesso del grande gruppo bronzeo “La Pesca Miracolosa”(1990), che decora la facciata della Chiesa del Buon Pastore di Vienna, le formelle rappresentati il racconto lirico della storia di Chiara Bosatta, realizzate per il Portale della Chiesa di Pianello Lario (Co) e i moderni altare e tabernacolo della Chiesa di Sondalo (So).